giovedì 9 dicembre 2010

La Trilogia "Timeliner", di Richard C. Meredith.

Avevamo parlato di Richard Carlton Meredith in questo Blog circa due anni fa, colpiti in pari misura dal romanzo “I mercenari del tempo” (At the narrow passage) e dalla sfortunata vita dell’autore, prematuramente scomparso a 42 anni di età, nel momento in cui la sua produzione letteraria stava raggiungendo un apice di successo, e in seguito pressoché dimenticato dal grande pubblico.
“I mercenari del tempo” è in realtà il primo volume di una trilogia (ed è il solo pubblicato anche in italiano), i cui due sequel sono intitolati No Brother, No Friend e Vestiges of Time.
L’intera saga è stata pubblicata in varie edizioni in lingua inglese con l’accattivante titolo The Timeliner Trilogy, di cui mi sono procurato una copia usata in internet, in buone condizioni e ad un prezzo irrisorio.
La storia si basa sull’arcinoto tema degli Universi Paralleli, che in questi romanzi viene però portata ad un livello, per così dire, estremo. La sua originalità risiede quindi non tanto nell’idea di fondo, quanto nella maniera abile e intrigante in cui essa viene sviluppata.
Eric Mathers, il protagonista, vende la sua opera professionale di soldato ad una misteriosa popolazione aliena, i Krith, che gli affidano incarichi di guerra attraverso gli infiniti universi paralleli. Il protagonista si muove quindi fra molteplici “linee” temporali alternative, e così scopre via via tasselli di verità che ignorava, e che accrescono gradualmente il suo disorientamento e l'angoscia di essere strumento di una macchinazione gigantesca, sullo sfondo di una guerra senza quartiere fra misteriosi Krith e una fazione di umanoidi che a questi si oppongono. La maggior parte degli eventi storici che avvengono, e delle guerre che si combattono in tutti i mondi, si configura pertanto come la manifestazione apparente, nell’here and now di ogni singola dimensione parallela, di un conflitto fuori dal Tempo fra questi due gruppi antagonisti di potere, che perseguono ciascuno il proprio scopo occulto.
Il primo romanzo prende avvio in una Linea in cui si combatte una secolare guerra mondiale fra la Gran Bretagna, che ha soffocato nel sangue sia la rivoluzione americana che quella francese, e un moderno Sacro Romano Impero che controlla l’Europa continentale, per poi snodarsi nei sotterranei del quartier generale dell’American Republican Army, ovvero l’esercito clandestino che lotta per l’indipendenza degli Stati Uniti dall’Inghilterra.
Alla fine della storia narrata nel primo libro, il protagonista giunge alla certezza di essere stato vittima di una “grande bugia”, la cui vera natura è destinata a disvelarsi, e non del tutto, solo nei due romanzi successivi. Sullo sfondo delle guerre, combattute nei vari universi talora con armi tecnologicamente avanzate, talaltra con strumenti più rudimentali, si svolge l’immancabile storia d’amore con una donna, Sally, oltre a un cospicuo novero di avventure di Mathers con le donne più belle e sensuali di ciascun mondo visitato (a tal proposito, la facilità con cui queste donne cadono ai suoi piedi risulta alquanto poco credibile, ad esser sinceri, ma non si può non chiudere un occhio su questa debolezza maschile).
Nei due romanzi successivi, gli scenari in cui il protagonista si muove, nel corso della sua rocambolesca e incessante fuga da entrambe le fazioni in lotta, sono completamente differenti da quelli utilizzati nel primo. Nell’insieme, la Trilogia si configura così come un’epopea militaresca, un’Odissea spazio-temporale, che si snoda attraverso mondi dai risvolti imprevedibili. Si passa dalla cupa guerra di trincea del primo romanzo a un’ambientazione dai toni lievemente steampunk nel secondo, fino a una fantascienza di stampo più classico nel terzo libro, nel quale diventano prevalenti il tema del Viaggio nel Tempo e quello, quasi ante-litteram, della clonazione umana (il terzo romanzo risale al 1978).
Sorprende in proposito come alcuni di questi elementi narrativi siano trattati con un’abilità e una disinvoltura che altri autori mostreranno non meno di dieci o venti anni più tardi, con riflessioni, soprattutto sull'argomento clonazione, che anticipano discussioni a carattere etico piuttosto posteriori nel tempo.
Questa miscela di temi così diversi fra loro potrebbe sembrare azzardata, ma in realtà la sapiente capacità dell’autore di districarsi fra mondi differenti e credibili (che cresce in modo tangibile, al pari del livello di scrittura e capacità di affabulazione, dal primo al terzo romanzo), e la coerenza di un io narrante che si impone sui vari mondi senza mai perdere la sua forte identità, la sua ricerca di giustizia e libertà, rappresentano in effetti il punto di forza di una storia che, pur tanto lunga, non cade mai nella ripetizione e nella monotonia (fatte salve alcune digressioni nel corso del secondo e del terzo romanzo, che risultano però presumibilmente utili come raccordi narrativi al primo, per chi non legga i tre libri in un sol blocco).
Il linguaggio è piuttosto sobrio, al punto da risultare comprensibile anche per chi non padroneggi l’inglese in maniera completa, e si fa presto l’abitudine ai termini gergali che l’autore crea per caratterizzare le due fazioni in guerra, come i “Timeliners”, sostenuti dai Krith e i “Paratimers” sostenuti dai loro antagonisti, con i rispettivi corredi di armi e mezzi per muoversi fra i mille mondi.
Una lettura che consiglio ai pochi superstiti amanti della cosiddetta “hard science-fiction”.
Per concludere, vorrei dire con una punta di soddisfazione che nel corso di questi due anni sono riuscito a mettermi in contatto con la moglie dell’autore, Joy, che ha apprezzato la mia creazione delle pagine Wikipedia su di lui, fornendo anche alcune utili informazioni per integrarle.
Ho inoltre appreso che un regista statunitense indipendente, Robert H. Gwinn (sito) , è intenzionato ad acquisire i diritti cinematografici, per girare un film basato sui romanzi di Richard. Mi auguro che questo progetto arrivi presto a vedere la luce (in coda a questo post il primo draft della copertina della sceneggiatura basata sui romanzi).
Prego infine chi ne ha voglia di aderire alla pagina di Facebook su Richard C. Meredith.
Costa solo un click.
O meglio, come scrive l’autore per rappresentare il salto da una “Linea” temporale a una parallela, un semplice “flicker”.



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