sabato 11 aprile 2009

Il ritorno di Don Carlos Ruiz Zafòn.

Daniel Martin è uno scrittore. Daniel Martin è un giovane cresciuto in fretta, figlio di un padre disgraziato capace solo di far male a sé e a suo figlio, e di uccidere, da buon soldato. Daniel Martin, quando scrive, trasforma la profonda solitudine che perseguita la sua esistenza in un’arte giocosa e spensierata. E così, Daniel Martin si imbatte nell’invidia dei suoi colleghi presso il giornale dove lavora, e rimane ancora più solo, ma alza la testa, forte dell’affetto di pochi amici fra cui Pedro Vidal, suo mentore e amico fraterno, e il signor Sempere, il vecchio libraio. Questa lunga storia inizia così.
Ne “Il gioco dell’angelo” (vincitore del XI Premio Qué Leer de los Lectores, miglior libro spagnolo del 2008), sullo sfondo di una Barcellona che oscilla fra il gotico e il liberty, la città onirica di Gaudì e delle creature abitanti il Parc Guell, con i suoi tram, le sue avenidas e le sue stazioni, fra il colore della pittura a olio e il bianco e nero della fotografia del primo novecento, fra l’acqua di un temporale sempre incombente e quella di un mare bagnato dal sole, caricandosi di colori e sfumature che riflettono con seducente sensibilità ogni piega dell’umore e del destino del protagonista, il commovente ritorno di Carlos Ruiz Zafon (nella foto) sublima il livello del precedente “L’ombra del vento”, portando i temi della sua narrativa fino ad un parossismo schiacciante.
Non si perde una riga di questo romanzo. Ogni incipit di capitolo è un quadro, una stampa, una foto d’epoca di Barcellona. Ogni alito di vento esce dalla carta e vi sfiora il viso, ogni goccia di pioggia raffredda la pelle e ogni raggio di sole scalda lo stomaco. Le parole scivolano via sulla retina come lacrime su una parete inclinata, lasciando immagini nitide, intense, che non chiedono spiegazione. I personaggi entrano ed escono, che sia nello spazio di un paio di pagine o di capitoli, con la stessa forza, con la stessa graffiante e indelebile incisività.
Daniel Martin ama Cristina, una donna incapace di lasciarsi andare, e a lei, in un modo mai confessato, consacra la propria esistenza, tormentato da una fotografia che la ritrae bambina tenuta per mano da un misterioso uomo sulla spiaggia; ma ama anche una giovanissima, tenace Isabella, donna straripante d’identità, scrittrice anch’ella, fonte del suo continuo ritrovarsi, così come l’altra lo è del suo perdersi. E benché così diversi, questi amori vi travolgeranno per intensità, affetto, segreta attrazione o dichiarata passione.
Un giorno, Daniel Martin compra da un angelo la guarigione dal male che lo affligge, o forse inizia a combattere con un demone che in lui vive. E' un editore, un uomo misterioso, ambiguo, che si rivela via via, e contro il quale inizia una partita senza vincitori, né perdenti. Non cercate una spiegazione razionale fra i capitoli di questo romanzo, perché non la troverete (oh sì, questo sì che è il genere fantastico che amo, ma che tale non viene considerato, proprio come non viene classificato come fantastico nemmeno questo romanzo), e non arrendetevi all’apparente predominanza di una cattiva sorte che affligge lo scrittore maledetto, perché è precisamente laggiù che il perfido autore vuole portarvi, costringendovi a inseguirlo in quel dedalo che è la vita interiore del protagonista, nel tentativo continuo di ritrovare quell’energia positiva che si annusa, si percepisce, si sente, si tocca. Si perde, e si ritrova. E si perde, e si ritrova.
Daniel Martin è un uomo che combatte per la ricerca della sua identità, con gli spaventosi difetti che lo renderanno responsabile di scelte vili alle quali non riesce a sottrarsi, ma con un’incrollabile fiducia nella propria solitudine, da cui scaturiscono atti di coraggio e di altruismo. Scrittore, artista, innamorato, deluso, solitario, bisognoso, passionale, testardo, vigliacco, ridicolo, orgoglioso, leale e generoso.
Semplicemente uomo. Daniel Martin.
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Sito ufficiale dell'autore: http://www.carlosruizzafon.com/