lunedì 25 gennaio 2010

Una grande prova della fantascienza scandinava.

Declinare efficacemente in chiave umoristica una narrazione che rientra di diritto nella fantascienza dimostra almeno due cose: 1) che il genere non ha nulla da invidiare alla letteratura “mainstream”, tanto da poterne accogliere in pieno le varianti; 2) che l'autore di una simile operazione letteraria è una cellula totipotente, in perenne bilico fra direzioni di sviluppo opposte e imprevedibili, da cui potranno generarsi creazioni estremamente variegate. Questo è esattamente il caso de “Il manifesto dei cosmonisti” (trad. it. 2007, "Svålhålet", 2004, di Mikael Niemi, Svezia, classe 1957), classificato come romanzo, in realtà raccolta di racconti uniti da un filo conduttore intessuto da un io narrante che riferisce le sue esperienze di professionista viaggiatore del Cosmo.
Come per le pietanze più gustose e raffinate, il segreto, naturalmente, è nella ricetta.
In realtà è piuttosto semplice: prendete simili quantità di caos, universi paralleli, flusso del tempo, esplorazione spaziale, androidi, extraterrestri, tutto a crudo e senza lavare, mi raccomando (preserviamo i sapori che la natura ci regala), quindi mettete tutto nel frullatore. Dopo qualche minuto di miscelazione aggiungete secrezioni aliene, ironia della sorte e spirito d'avventura. Lasciate raffreddare e condite con chicchi di Legge di Murphy secondo il gusto. Servite accanto a gnocchi di Big Bang. Si consiglia infine di accompagnare il tutto con un buon bicchiere di ghiaccio di cometa in purezza.
Potrebbe essere questo il piatto del giorno alla “Buca della Cotica”, locale noto in ogni galassia che si rispetti e punto di ritrovo ambito dai Cosmonisti più affezionati.
Figlia legittima di queste righe, nasce ora la domanda “Ma chi diavolo sono i cosmonisti?”.
Complice il colossale truck interplanetario raffigurato nella copertina del volume edito da Iperborea (casa editrice specializzata nella letteratura di area scandinavo-neerlandese-baltica, e di cui abbiamo parlato qui), ce li immaginiamo subito come “camionisti dello spazio”, ma la lettura del libro rende il paragone piuttosto riduttivo; i Cosmonisti sono molto di più. A differenza dei primi, che prendono il nome dal loro mezzo di spostamento terrestre, i Cosmonisti sono gli individui nati per viaggiare nel cosmo. La loro identità non è nella nave su cui viaggiano, ma nel non-luogo in cui si recano per dare seguito a un'attrazione irresistibile. Perennemente in bilico fra vita e morte, fra lucidità e follia, i Cosmonisti giocano con il proprio destino al momento in cui arrivano al “Ponor” (Point of No Return) della loro nave, oltre il quale sono consapevolidi non avere abbastanza energia per fare ritorno sulla Terra. Una volta superato questo punto, c'è solo una speranza per i“Ponoristi”: imbattersi in una cometa, dissetarsi del suo ghiaccio e gettarsi a capofitto nell'esplorazione dello spazio esterno. Fino al Ponor successivo.
E' probabile che a questo punto stiate pensando che il Cosmonista-Ponorista è il classico reietto, un povero emarginato della Terra, che solo nella vuota immensità dello spazio ritrova se stesso, oppure un individuo che vuole dimenticare del tutto quel se stesso, rinnegare le proprie origini e vivere (o morire) in una condizione di libertà che la Terra non gli ha mai concesso.
Ma non è (solo) così.
Il Cosmonista parte avendo la Terra nel cuore, anzi nel Tascapane, il solo effetto personale permesso a bordo oltre agli strumenti per la navigazione e la sopravvivenza. Nel minuscolo volume del Tascapane il viaggiatore è autorizzato a condurre con sé il solo ricordo della Terra che gli sia consentito, così da poterne godere nei momenti di estrema solitudine; talora si tratta di semplici aromi che potrà assaporare una sola volta in tutto il viaggio (e in questo, beninteso, non ci si limita affatto alle essenze floreali - tentate di fissare bene a mente questa generosa avvertenza).
Il richiamo nostalgico alla Terra è presente sin dal capitolo introduttivo, in cui l'autore-viaggiatore si congeda dal Tornedal (luogo di ambientazione del suo precedente romanzo) con una sauna con cui consuma la sua ultima notte sul pianeta natio (la Scandinavia, verrebbe da dire, più che la Terra).
Ma, interrotte da parentesi utilizzate per interloquire direttamente con il lettore, e volte a distrarlo e disilluderlo, i viaggi spaziali dei Cosmonisti non sono le sole avventure che compongono questo fiume di creatività. Con un'ironia che ricorda (benché solo per brevi tratti) il britannico Jasper Fforde, Niemi ci fornisce una spiegazione scientifica ineccepibile per problemi quotidiani, come i Kurt, ossia le particelle che veicolano la legge di Murphy e rappresentano la spiegazione della sfortuna, o l'esistenza del Groviglio, un ammasso di conoscenza infinita che renderà già scritta da qualcuno qualunque cosa venga prodotta da un autore (un'applicazione decisamente affascinante della teoria degli universi infiniti), e dissacra alcuni luoghi narrativi cari alla fantascienza più blasonata, come con Rutvik, la realtà virtuale che consente a un gruppo di pazzi la scoperta dell'Eternità.
In un simile Universo, pieno di creature strambe, talora vomitevoli (seconda raccomandazione del recensore: gustare “La buca della Cotica” rigorosamente a stomaco vuoto), e nel quale i corpi stellari non hanno squisiti nomi arabi o altolocate sigle alfanumeriche di classificazione (basti pensare all'asteroide Segalzino), ci si perde con immenso piacere, si ride di cuore, e si contempla ammirati una fantasia di portata rara.
Il tutto sempre rammentando le sacre parole del Manifesto dei Cosmonisti:
“...1. Non esiste alcun manifesto dei Cosmonisti.
2. Non ci senti, testa di rapa? Non esiste alcun manifesto dei Cosmonisti.
3.Ma quante volte te lo devo ripetere? Non esiste alcun manifesto dei Cosmonisti.”

E poi, più in dettaglio, le auree regole non scritte vigenti a bordo dopo il lancio:

-Noi non abbiamo uniformi.
-Del tu a tutti.
-Stipendio parificato.

-Siamo tutti proprietari dell'astronave.
-Sesso libero.
-Non mugugnare.


Invitante, non pensate anche voi?

Da non perdere.
"Il manifesto dei cosmonisti” ("Svålhålet", 2004, di Mikhail Niemi - trad. it. 2007 Iperborea ISBN 978-88-7091-153-4)

1 commento:

Anonimo ha detto...

un libro davvero divertente.