
Ne “Il gioco dell’angelo” (vincitore del XI Premio Qué Leer de los Lectores, miglior libro spagnolo del 2008), sullo sfondo di una Barcellona che oscilla fra il gotico e il liberty, la città onirica di Gaudì e delle creature abitanti il Parc Guell, con i suoi tram, le sue avenidas e le sue stazioni, fra il colore della pittura a olio e il bianco e nero della fotografia del primo novecento, fra l’acqua di un temporale sempre incombente e quella di un mare bagnato dal sole, caricandosi di colori e sfumature che riflettono con seducente sensibilità ogni piega dell’umore e del destino del protagonista, il commovente ritorno di Carlos Ruiz Zafon (nella foto) sublima il livello del precedente “L’ombra del vento”, portando i temi della sua narrativa fino ad un parossismo schiacciante.
Non si perde una riga di questo romanzo. Ogni incipit di capitolo è un quadro, una stampa, una foto d’epoca di Barcellona. Ogni alito di vento esce dalla carta e vi sfiora il viso, ogni goccia di pioggia raffredda la pelle e ogni raggio di sole scalda lo stomaco. Le parole scivolano via sulla retina come lacrime su una parete inclinata, lasciando immagini nitide, intense, che non chiedono spiegazione. I personaggi entrano ed escono, che sia nello spazio di un paio di pagine o di capitoli, con la stessa forza, con la stessa graffiante e indelebile incisività.

Un giorno, Daniel Martin compra da un angelo la guarigione dal male che lo affligge, o forse inizia a combattere con un demone che in lui vive. E' un editore, un uomo misterioso, ambiguo, che si rivela via via, e contro il quale inizia una partita senza vincitori, né perdenti. Non cercate una spiegazione razionale fra i capitoli di questo romanzo, perché non la troverete (oh sì, questo sì che è il genere fantastico che amo, ma che tale non viene considerato, proprio come non viene classificato come fantastico nemmeno questo romanzo), e non arrendetevi all’apparente predominanza di una cattiva sorte che affligge lo scrittore maledetto, perché è precisamente laggiù che il perfido autore vuole portarvi, costringendovi a inseguirlo in quel dedalo che è la vita interiore del protagonista, nel tentativo continuo di ritrovare quell’energia positiva che si annusa, si percepisce, si sente, si tocca. Si perde, e si ritrova. E si perde, e si ritrova.
Daniel Martin è un uomo che combatte per la ricerca della sua identità, con gli spaventosi difetti che lo renderanno responsabile di scelte vili alle quali non riesce a sottrarsi, ma con un’incrollabile fiducia nella propria solitudine, da cui scaturiscono atti di coraggio e di altruismo. Scrittore, artista, innamorato, deluso, solitario, bisognoso, passionale, testardo, vigliacco, ridicolo, orgoglioso, leale e generoso.
Semplicemente uomo. Daniel Martin.
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Sito ufficiale dell'autore: http://www.carlosruizzafon.com/